Inizio il film con la scritta: “Per un cinema libero e indipendente”.
Una frase forse pomposa, ma che vuole sottolineare il fatto che questo documentario
sia stato totalmente autoprodotto. Ho sperimentato sulla mia pelle l’impossibilità
di trovare finanziamenti per questo tipo di soggetto.
E allora non mi è rimasto che realizzarlo a mie spese:
è stata un’ulteriore conferma che essere non credenti in Italia
(ma anche nella laica Svizzera), non è solo anomalo ma anche faticoso.
Ho voluto mostrare la vita di alcuni atei,
più che l’aspetto associativo del movimento.
Volevo spiegare come il non essere credenti sviluppi un forte spirito critico.
L’essere ateo determina le proprie scelte di vita.
Scelte che spesso si distinguono per rettitudine e impegno sociale.
L’ateo è una persona qualunque, come dice Isabella:
“anche l’ateo ha la mamma, dei figli, un cane da portare a passeggio,
un lavoro, la spesa da fare, insomma, anche noi non ci facciamo mancare nulla…”.